La nostra storia

Già nel Neolitico sulle montagne abruzzesi si lavorava la ceramica per la cottura e conservazione dei cibi e per l’approvvigionamento delle sementi. La cultura dei recipienti a base argillosa è ripresa dalla tradizione dei ceramisti ottocenteschi, dai cui laboratori parte l’impresa di porcellane della famiglia Falcone, nata nel distretto della ceramica di Rapino. Una tradizione che confluisce in una formula elaborata in cinquanta anni di attività da Sebastiano Falcone, caratteristiche uniche di isolamento termico, durezza e totale non porosità.

Sistemi di cottura, piatti, posate e interior design unici: l’alchimista del III millennio.

Il materiale, definito in epoca rinascimentale l’oro bianco, è ancora oggi la scelta ideale per la tavola, ma la sua funzione di supporto per la vita quotidiana si estende ora alla creazione di sistemi di trasformazione agroalimentare sostenibili, atossici, con la totale preservazione delle qualità organolettiche.

La porcellana, l'oro bianco

“Il vaso vale per ciò che può contenere”.
(Proverbio cinese)

Furono proprio i cinesi a creare quella miscela che diviene merce di scambio, per la sua estetica e, soprattutto, per le qualità uniche di conservazione dei contenuti. E’ proprio questa l’origine del materiale.

La porcellana è da sempre simbolo di eleganza: la sua translucentezza, la possibilità di vedere la luce attraverso la superficie e lo smalto puro in grado di conservare i colori per sempre la rendono un materiale nobile, tanto da meritarle il nome di “oro bianco”. Non suscettibile di invecchiamento, conserva inalterate tutte le sue proprietà di durezza, resistenza, trasparenza e lucentezza. Gli utensili dei primi secoli dopo Cristo potrebbero oggi apparire quali articoli di attuale produzione in qualsiasi vetrina. Queste caratteristiche si uniscono alla impossibilità per batteri e virus di annidarsi su una superficie totalmente compatta, rendendola ideale per l’alimentazione.

Ma quale è l’origine di questo materiale? Dalla storia millenaria delle ceramiche e delle protoporcellane si arriva in Cina dove, si suppone durante la dinastia Tang, dal 618 al 907 D.C., viene creata la porcellana vera; tramite le vie della Seta i primi manufatti arrivarono nel Regno delle Due Sicilie e poi in tutta Europa. Per secoli i grandi regni cercarono di imitare il processo produttivo, sino al 1709 quando a Dresda un alchimista ne scoprì la formula.

L’anno successivo nacque la prima industria europea, nella località di Meissen, seguita poi dalle grandi casate: Capodimonte, i marchesi Ginori, Royal Copenaghen, la Manifattura reale di Sèvres di Luigi XV di Francia, sino alle prime imprese private a inizi 1800 nel Regno Unito.

La resistenza meccanica e le applicazioni termoisolanti delle ceramiche speciali sono note sin dalla definizione di “Ceramic Steel” della rivista Nature nel 1975 (R.C. Garvie, R.H. Hannik e R.T. Pascoe recante il titolo “Ceramic Steel“). Per le proprietà di isolamento e conduzione delle porcellane speciali, Alex Müller e Georg Bednorz hanno vinto un premio Nobel per la fisica, nel 1987.

Arriviamo così a noi: una formula speciale, sviluppata negli anni da Sebastiano Falcone, ha proprietà speciali di isolamento termico; sperimentata in barriere ignifughe e pareti per il vuoto, ha una durezza seconda solo al diamante.

Eleganza, design, pulizia, purezza per la preservazione delle proprietà organolettiche, insieme alle caratteristiche fisiche e termodinamiche sono le basi del concetto di innovazione sostenibile che ci anima.

Artigianato

"Nel caso dell'artista come in quello dell'artigiano, si vede in modo chiarissimo che l'uomo meno di tutto riesce a possedere ciò che gli appartiene più strettamente. Le sue opere lo lasciano, come gli uccelli il nido in cui furono covati.”

Così parlava Goethe visitando l’Italia; i nostri artigiani cercano proprio questo: ogni prodotto è come un figlio, per noi. E’ un sogno, un miraggio, la motivazione che ci spinge a creare nuovi oggetti che possano durare, per prenderci cura del nostro mondo.

La tradizione secolare del distretto della ceramica di Rapino confluisce in un laboratorio dove 11 artigiani lavorano a mano gli impasti: caolino, quarzi, argille e l'acqua della montagna Majella. Le forma sono poi trasformate in oro bianco da 3 forni a 1400 gradi, che raccolgono il calore emesso per il riuso nel ciclo produttivo, per arrivare dalle materie prime al prodotto finito. Abbiamo dedicato un capannone specifico alla realizzazione di grafiche sia con pittura manuale, sia in decalcomania, colori che divengono parte integrante degli oggetti con una seconda cottura in forni speciali a 1200 gradi, con assorbimento nella superficie vetrosa della porcellana. Ciò perché i pigmenti non resistono a temperature superiori, a parte tre: i colori della storia dell'impresa, che sono il blu, il verde e il rosso scuro, che resistono alla fusione a temperature superiori. Per questo la porcellana è sin dall'antichità bianca, il pantone stesso degli impasti, con decorazioni in blu, verde e rosso.

Nella storia di 50 anni del nostro laboratorio, su cui si innesta il laboratorio di ricerca e design industriale altaii italia, le forme di anfore, tazze, piatti e contenitori rappresentano l’armonia della natura, e sono la base stessa dell’usabilità degli oggetti.Ci piace ricordare le parle del fondatore del Bauhaus Walter Gropius: “Se dovessimo rifiutare del tutto il mondo che ci circonda, allora la sola soluzione resterebbe l’isola romantica. […] un mal compreso ritorno alla natura di Rosseau. Ma se invece vogliamo rimanere in questo mondo, allora le forme delle nostre creazioni assumeranno ancor di più il suo ritmo.”Con Falcone partiamo dalla creazione di doppi spessori; per farlo usiamo linee curve, che offrono una minore superficie alla pressione atmosferica: la forma segue, appunto, il ritmo naturale necessario per la funzione di preservare le temperature.

La manifattura storica, a sua volta, utilizza pigmenti speciali per la decorazione, con sostanze che divengono parte della porcellana e sono resistenti a temperature sino a 1.200 gradi, abrasioni e agenti chimici; gli stessi sono, d’altra parte, totalmente asettici e atossici.Noi scegliamo tre colori: il blu, il rosso e il verde. Perché?Perché resistono alla combustione sino a 1400 gradi, e possono essere parte della porcellana sin dalla nascita della stessa. Aggiungiamo un po’ di poesia e di scienza: la materia assorbe le lunghezze d’onda dello spettro visibile, riflettendo una o più frequenze che, mescolate, creano la percezione del colore. Le tre frequenze che creano il bianco, il non colore per eccellenza e la tonalità tipica della porcellana, sono proprio il blu, il verde e il rosso.

I Colori delle nostre Porcellane

Il bianco è il colore della porcellana: la roccia clastica del caolino diviene di tonalità bianco puro attraverso il processo di cottura in atmosfera riducente a oltre 1350 gradi, cioè in assenza di ossigeno.

Il bianco è, nella fisica dei colori di Newton, la combinazione dei tre colori primari dello spettro luminoso: il blu, il verde e il rosso.

I tre pigmenti sono, per combinazione, quelli che resistono alla fusione sino a temperature di 1400 gradi centigradi, mentre gli altri bruciano prima. Per questo la porcellana è bianca, blu, verde e rossa nell’antichità, mentre altre tinte sono decorazioni applicate su pezzi finiti, che seguono un secondo processo di cottura a temperature inferiori; per lo stesso motivo e per la simbologia culturale di ognuno di essi, i quattro colori sono il pantone distintivo di Altaii Italia.

Colore che esprime passione, forza, gioia e buona fortuna e persino purezza in tutto il mondo; unica eccezione è nelle zone culture sudafricane, dove simboleggia il lutto, perché associato al sangue.

Per lo stesso motivo è anche in tali zone emblema di regalità, tanto che storicamente i capi vestono tale colore, vietato al popolo nella quotidianità.

L’ossido di ferro idratato, con una forte proporzione di ocra, fonde a oltre 1400 gradi Celsius: è anch’esso un colore base per la porcellana, essendo spesso un componente del caolino.

Il blu rappresenta equilibrio, è il colore di Gesù Cristo e dell’abito di Maria Maddalena. Immortalità per i cinesi, Krishna per gli induisti, le divinità asiatiche hanno spesso la pelle blu.

Universalmente immagine di salvezza, l’azzurro cupo è simbolo divino anche nelle culture antiche. Il cobalto blu resiste alle temperature di fusione della porcellana; a partire dal XIII secolo miniere dell’antica Persia hanno iniziato a rifornire la Cina di questo pigmento, di valore doppio di quello dell’oro: i lapislazzuli, una pietra preziosa, che crea il tono dell’oltremare.

Oggi il blu è sviluppo sostenibile, che porta dalla green alla blue economy, quella senza emissioni inquinanti: l’azzurro cupo rappresenta la tonalità di Altaii Italia.

La vegetazione è verde, in quanto la clorofilla assorbe tutte le lunghezze d’onda, tranne quella verde: è pertanto, il colore riconosciuto della sostenibilità e della natura.

Rappresenta la speranza per il mondo islamico, primavera e vita per la cultura europea e nordamericana, gioia per il Giappone; in Cina simboleggia la prosperità e, sebbene un copricapo verde sia segno d’infedeltà, il colore delle antiche porcellane ha la tonalità di questa barra: l’ossido di ferro con cottura in atmosfera riducente, cioè a basso contenuto di ossigeno, determina la tonalità.

Territorio

"Una vera tradizione non è la testimonianza di un passato concluso, ma una forza viva che anima e informa di sé il presente"

Igor Stravinskij

La nostra impresa nasce dalla tradizione manifatturiera della ceramica e dalla storica lavorazione della pietra nella zona di montagna di Rapino e Pretoro, in un insediamento artigianale di tradizione ottocentesca dove lavorano i nostri artigiani. Lo stabilimento è sulla montagna Majella, che prende il suo nome della bellissima dea Maja, figlia di Atlante. Maja arrivò in Abruzzo per salvare il figlio Ermes, avuto da Giove, curando le sue ferite di guerra con piante medicinali locali, che crescevano sulla vetta del Gran Sasso. Già nell’antichità la biodiversità di questa terra era nota, quella stessa biodiversità da cui trae ispirazione la nostra ricerca. Purtroppo, quando vi giunsero, la vetta era ancora coperta di neve: il giovane guerriero fu sepolto sul Gran Sasso mentre Maja scelse di riposare sull’altra catena montuosa, poi ridenominata Majella, cioè ‘madre’, come ancor oggi viene chiamata dagli abruzzesi.

L’ Abruzzo è natura, con una percentuale di superficie protetta tra le più alte a livello globale: una biodiversità che ispira l’innovazione continuativa, secondo i principi della biomimetica. La Regione è, al contempo, la più industrializzata d’Europa; un tessuto di imprese e competenze che consentono di lavorare per uno sviluppo realmente sostenibile, in linea con la cultura delle sue genti.

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